Credito d’imposta Ricerca & Sviluppo 2019: cosa cambia con la Legge di Bilancio

La Legge di Bilancio 2019 ha introdotto alcuni cambiamenti nel credito d’imposta Ricerca & Sviluppo. Vediamo meglio in che cosa consiste questo credito, quali sono gli elementi che rimangono invariati e le modifiche entrate in vigore a partire dal 1 gennaio 2019.

Cos’è il credito d’imposta Ricerca & Sviluppo

Prima di scendere nel dettaglio su cosa rimane invariato rispetto al passato e cosa cambia, chiarifichiamo che cos’è il credito d’imposta Ricerca & Sviluppo. Molto semplicemente, si tratta di un bonus volto a stimolare gli investimenti privati in ricerca e sviluppo. L’innovazione di processi e prodotti, si sa, può costare molto, ma allo stesso tempo permette alle imprese italiane di essere più competitive sul mercato. Ecco perché il bonus R & S si presenta come un aiuto concreto in questo senso.

Si rivolge ai titolari di un reddito d’impresa, di ogni settore e forma giuridica, e ad aziende italiane residenti in Italia o all’estero (ma con un’organizzazione stabile sul territorio italiano). Per accedere al credito, è necessario che queste realtà svolgano attività di ricerca e sviluppo in proprio, su commissione, o che ne siano a loro volta committenti. Il beneficio derivato, fra l’altro, è cumulabile con altri aiuti alle imprese fra cui il Patent Box.

Cosa rimane uguale a prima

Nonostante i cambiamenti previsti, la Legge di Bilancio 2019 conferma alcune caratteristiche del bonus Ricerca & Sviluppo. Fra queste, il tetto minimo di spesa ammissibile per accedere al beneficio fiscale, fissato sempre ad almeno 30.000 €. Per stimare l’entità del credito d’imposta per l’anno fiscale 2019, rimane poi invariata la base su cui calcolare l’investimento aggiuntivo. Il riferimento, quindi, resta sempre la media annua del triennio 2012 -2014.

Infine, a fronte di una revisione globale delle aliquote su cui calcolare il benefit, resta al 50% l’aliquota per due sole categorie di spesa: attività innovative svolte all’interno di un’azienda da personale dipendente “altamente qualificato”, dunque laureato; attività innovative delegate da un’azienda a Università, enti di ricerca, startup e PMI innovative indipendenti.

Cosa cambia: novità e limiti

Una delle novità introdotte riguarda appunto l’applicazione di aliquote diverse a seconda del tipo di spesa. Se un’azienda affida la propria attività di ricerca a dipendenti non laureati, per esempio, dal 1 gennaio 2019 può godere di un’aliquota ribassata al 25% (non più al 50%). La stessa situazione si presenta se l’azienda affida ricerca e sviluppo a professionisti o imprese esterne che non siano Università, enti di ricerca, startup e PMI innovative indipendenti.

Un’altra riduzione sostanziale riguarda il tetto massimo del credito di cui possono godere le grandi aziende in un singolo periodo di imposta. L’importo scende infatti dal 20 ai 10 milioni di Euro.

Fra le modifiche, però, non ci sono solo limitazioni. Sono previste allo stesso tempo nuove spese ammissibili per calcolare il credito di imposta: fra queste, l’acquisto di materiali e forniture per realizzare prototipi o impianti pilota. Questa modifica incontra la necessità di alcuni settori industriali in cui l’innovazione e la ricerca sono legate a doppio filo con lo sviluppo di tali strumenti, spesso molto costosi. Anche qui, l’aliquota applicata per calcolare il credito è del 25%.

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