Marchi collettivi e prodotti PAT: facciamo chiarezza fra i marchi italiani di qualità agroalimentare

Che cosa sono i marchi collettivi? E la sigla PAT, che cosa significa? Il filo rosso che lega questi due elementi è uno: si tratta di marchi italiani di qualità nel settore agroalimentare. Sono diversi dai marchi europei DOP e IGP – senza dubbio più famosi – e sono diversi anche dai marchi vitivinicoli IGT, DOC e DOCG che, seppur italiani, riguardano esclusivamente il settore del vino.

Vediamo più precisamente in che cosa consistono queste differenze.

I marchi collettivi

I marchi collettivi non sono una specificità solo italiana, bensì una possibilità presente a livello nazionale anche in altri stati. Nell’ordinamento italiano possono essere registrati da qualunque soggetto libero di definire in modo arbitrario i requisiti del prodotto. Di solito i titolari del marchio sono associazioni o enti collettivi che decidono di garantire la qualità e le caratteristiche intrinseche del proprio prodotto.

Gli stessi titolari devono stabilire tutte le clausole relative alla modalità d’uso e di concessione del marchio attraverso un apposito “regolamento d’uso”. Inoltre, sono tenuti a controllare che i prodotti su cui sarà apposto il marchio abbiano effettivamente i requisiti stilati all’atto di presentazione della domanda di registrazione.

I prodotti PAT

La sigla PAT, invece, indica i Prodotti Agroalimentari Italiani. Tale marchio nasce per volontà del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali al fine di proteggere una serie di prodotti “di nicchia”. Per la precisione, si tratta di prodotti ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, per un periodo di almeno venticinque anni e seguendo antiche ricette tradizionali. Alcuni esempi sono i liquori Nocino e Sassolino, i ciccioli emiliani, il ciauscolo marchigiano e la torta d’erbe lunigianese.

I PAT possono essere prodotti lattiero-caseari, a base di carne, ortofrutticoli e cerealicoli, da forno e dolciari, ma anche bevande alcoliche e distillati. Le categorie sono state individuate dal Ministero che mantiene a oggi solo un ruolo di controllo, delegando alle Regioni il compito di certificare tali prodotti.

A complemento di informazione, ricordiamo che i marchi registrati – quindi anche i marchi di qualità – sono riconosciuti come tali nel paese o nell’insieme di paesi in cui sono stati registrati. I marchi italiani di qualità godono dunque di riconoscimento e protezione all’interno dello Stato italiano, a differenza dei marchi europei che, essendo comunitari, sono riconosciuti in tutti i paesi dell’Unione Europea.

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