Lotta alla contraffazione alimentare del Made in Italy, parlano i dati

I dati più recenti relativi alla lotta alla contraffazione alimentare del Made in Italy si riferiscono all’anno 2016. Le cifre sono state divulgate dal Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali. Lo scorso anno i controlli effettuati sono stati più di 161.500. Di questi, almeno 1500 riguardano il mondo del web, grazie alle collaborazioni avviate con i colossi dell’e-commerce Amazon, Ebay e Alibaba. I restanti 160.000, invece, riguardano il commercio tradizionale.

L’ICQRF (Ispettorato Repressione Frodi) è uno degli organi maggiormente coinvolti nelle azioni di controllo e prevenzione, ma non è l’unico. Alle 38.572 pratiche di cui si è occupato nel corso del 2016, si sommano infatti i 1.105 controlli dei NAC (Nucleo Antifrodi Carabinieri), i 7.300 del Corpo forestale dello Stato e i ben 116.250 della Guardia Costiera. In tutto, il valore dei beni sequestrati nel 2016 ammonta a più di 32.000 euro a cui si aggiungono almeno 6.000 sanzioni.

Sono numeri che fanno girare la testa, ma danno la misura di quanto il tema della lotta alla contraffazione alimentare sia diventato una consapevolezza. Questa si misura anche nella maggiore attenzione posta di recente alle indicazioni in etichetta, alla tracciabilità e alla salubrità dei prodotti. Inoltre, con la tutela d’ufficio delle DOP e IGP comunitarie, nel 2016 sono stati tolti dagli scaffali di molti Paesi europei falsi prodotti a denominazione. Prosciutti, formaggi, vino, aceto, olio d’oliva venivano spacciati come prodotti certificati senza esserlo per davvero.

Fra questi, l’olio extra vergine d’oliva soffre particolarmente la contraffazione: basti pensare che fra 2015 e 2016 sono stati effettuati ben 12.500 controlli nel settore olivicolo. Uno dei maggiori casi su cui è intervenuto l’ICQRF nel 2016 è stato proprio un traffico di 2000 tonnellate di olio pari a un valore di 13 milioni di euro. La rete sgominata prevedeva la falsificazione dei documenti relativi all’origine dell’olio da parte di aziende “cartiere”. L’olio, spacciato come 100% italiano, proveniva invece da Spagna e Grecia, ed è stato rintracciato grazie alla documentazione di vendita.

La consapevolezza, la prevenzione, la tracciabilità della filiera, il lavoro congiunto di squadre capaci e preparate: sono questi gli “ingredienti di qualità” per continuare a difendere i consumatori dalle truffe e dare spazio sul mercato ai produttori onesti.

Sullo stesso argomento leggi anche:
La contraffazione alimentare, riconoscerla per difendersi
La lotta alla contraffazione alimentare su internet

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